Agenpress. Abbiamo letto su La Nazione del 25 ottobre la notizia che le aziende che allevano animali per l’alimentazione umana crollano per colpa dei lupi e, naturalmente, dei cinghiali in quanto insieme fanno una bella coppia: l’uno addenta le greggi, l’altro le viti. Nonostante madre natura li abbia inseriti in ruoli opposti, l’uno predatore l’altro preda, le favole sono sempre in auge. Le favole di coloro che considerano gli animali merci, prodotti o divertimento, non vita di esseri senzianti come dichiarato dall’art. 13 del  Trattato di Lisbona.

Se gli allevamenti di mucche, pecore, capre in Toscana crollano è perchè i vegetariani aumentano. Sono 6 milioni in Italia e crescono continuamente con percentuali da capogiro. Persone che non si cibano di animali, che mettono l’etica e la compassione davanti agli interessi.

D’altra parte la FAO ha istituito la Giornata Mondiale dell’Alimentazone con un obiettivo ambizioso: annientare al fame nel mondo entro il 2030. Per raggiungerlo “dobbiamo adottare uno stile di vita più sostenibile” dichiara. Ovvero, secondo la ricerca dell’Università di Oxford pubblicata dalla rivista Nature (https://go.nature.com/2Eir1wa): ripensare il modello di produzione del cibo, allevamenti e consumo di acqua; mangiare il 75% in meno di manzo, il 90% in meno di maiale e metà del numero di uova; triplicare il consumo di legumi e quadruplicare i semi oleosi.

Il lupo quindi non entra nella contesa, salvo per i cacciatori e i loro adepti in quanto è proprio il lupo, come grande carnivoro, a restituire all’ambiente naturale quell’equilibrio retto dalla capacità portante che costoro colpevolmente hanno stravolto.

Da circa 50 anni il lupo è un animale protetto e inserito, in qualità di specie “vulnerabile”, nella Lista Rossa redatta dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Dopo secoli di persecuzione, portato quasi all’estinzione negli anni ’70 (100 lupi in Italia), ora non si può catturare, uccidere, disturbare, detenere, trasportare scambiare e commercializzare (Direttiva Habitat).

Ma la Toscana, la più bella regione del mondo, con il governo più bello del mondo, chiede continuamente, fino all’ossessione, l’uccisione dei lupi. Non ci meraviglia quindi l’ “inchino” ai 60.000 cacciatori toscani che sono una ricca fonte di potenza e prepotenza elettorale. Non ci meravigliano neppure i continui appelli ai mass media perchè si adoperino a rendere plausibile la richiesta di morte.

Solo 600 lupi in Toscana, ben attenti a non avvicinare l’uomo e neppure il suo odore, continuano, nonostante il no all’abbattimebnto del Ministro dell’Ambiente Costa, ad essere perseguitati (per ora con il bracconaggio sempre in auge e tollerato nonchè con le parole enfatiche e immaginifiche di chi ha il potere per dirle).

Se, come si legge sul quotidiano, “la fauna selvatica è fuori controllo“, a che è servita la legge regionale toscana che promuove la caccia in ogni luogo e in ogni momento, per 3 anni consecutivi? Sono stati uccisi centinaia di migliaia di cinghiali e poi caprioli, cervi, ecc., com’è che non spariscono, si riproducono forse con la bacchetta magica? E’ una barzelletta, una favola o il dogma dei fucilatori? E se l’azione di migliaia di fucili non ha funzionato, cosa dovrebbe funzionare, la bomba atomica?

No, funzionerebbero le azioni di prevenzione che i vecchi allevatori  conoscevano e praticavano: recinti elettrici, recinzioni in rete, ricoveri notturni, cani da guardiania sul pascolo brado e semibrado, cosicchè, come dicono i carabinieri forestali “se la strategia di prevenzione fosse ben fatta e seguita da tecnici competenti, farebbe crollare la predazione drasticamente”.

Ci auguriamo che gli allevatori si riciclino, che i cacciatori svaniscano e che i politici tendenziosi vadano in pensione.

Mariangela Corrieri
Presidente Associazione Gabbie Vuote Onlus Firenze

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