Agenpress – Recenti filmati sulle condizioni di sei allevamenti di suini in Italia, alcuni dei quali risulterebbero destinati alla produzione del Prosciutto di Parma e di prosciutti di altre DOP, hanno rivelato pratiche illegali, mancanza di igiene e di cure veterinarie, presenza di parassiti e totale indifferenza nei confronti del benessere di animali altamente intelligenti che vengono trasformati in alcuni dei salumi più prestigiosi e rinomati d’Italia.
“Infestazioni di topi, box sporchi e strutture fatiscenti, sovraffollamento di suini, cannibalismo, pratiche illegali come le mutilazioni, arricchimenti ambientali insufficienti: è l’orrore documentato da una sconvolgente investigazione in sei allevamenti dislocati nelle province di Brescia, Mantova e Cremona, e alcuni dei quali sarebbero destinati alla produzione di Prosciutto di Parma e di prosciutti di altre DOP. Ci chiediamo come sia possibile tollerare, non solo per gli animali ma anche per i consumatori, queste condizioni di allevamento: sono questi gli standard di “eccellenze” che vengono finanziate dall’Unione Europea? – afferma Roberto Bennati, vicepresidente della LAV – Chiediamo al Ministro della Salute e ai Responsabili dei servizi veterinari delle Regioni, se anche questa volta sentiremo dire che si tratta di casi isolati e che il sistema dei controlli (a campione) funziona: quali controlli sono stati svolti su queste strutture e quali provvedimenti saranno presi? In quali supermercati e su quali tavole finirà la carne e il prosciutto di suini allevati in queste condizioni?”.
Il gruppo animalista Eurogroup for Animals, denuncia il “taglio della coda come routine, sovraffollamento e condizioni igieniche e veterinarie al limite. Così vivono i maiali filmati in sei diversi allevamenti italiani in Lombardia, quattro dei quali forniscono le carni a prodotti Dop come il Prosciutto di Parma”. Si tratta di una “ben documentata mancanza di applicazione della direttiva Ue sui suini”, attacca l’eurodeputato danese Jeppe Kofod (S&D), presidente del gruppo di lavoro sui maiali dell’Intergruppo benessere animale dell’Europarlamento. “E’ un esempio lampante dell’inerzia nazionale e dei regolatori dell’Ue quando forti interessi economici si scontrano con il benessere degli animali non ci sono scuse per aspettare più a lungo, questo tipo di pratiche devono cessare al più presto”.