Agenpress – Dare da mangiare, anche sporadicamente, a un randagio equivale a prendersi la responsabilità della sua vita e quindi anche delle sue azioni. È questo il principio giuridico che la Corte di Cassazione ha fissato in questi giorni con una sentenza che ha visto protagonista un signore di Termini Imerese (Palermo) che, saltuariamente, accudiva due randagi che avevano trovato rifugio nel giardino della sua villetta. Come racconta La Stampa l’uomo non li considerava suoi, tanto che non ha provveduto a farli registrare all’anagrafe canina. E loro, come testimoniato dai vigili urbani del paese, continuavano a vagare per il paese. Eppure un giorno, dal cancello aperto i due cani hanno intravisto un passante. L’uomo si è preoccupato, forse si è spaventato, ha interrogato il tizio che sembrava esserne il proprietario. «Non tema, non mordono». Ma il morso è scattato. Di qui la paura, l’ira, l’intervento dei vigili urbani e dell’accalappiacani, infine la denuncia alla magistratura. La vicenda è finita davanti al giudice di pace di Termini Imerese che ha condannato l’uomo a pagare 200 euro di multa: da lì il ricorso in appello, che ha confermato la condanna, e in Cassazione che ha fatto lo stesso. «La posizione di garanzia assunta dal detentore di un cane impone l’obbligo di controllare e di custodire l’animale adottando ogni cautela per evitare e prevenire le possibili aggressioni a terzi anche all’interno dell’abitazione», hanno detto i giudici di Roma. Nel caso specifico «i due cani frequentavano il cortile delimitato della abitazione, trovandovi ivi ricovero e cibo, e rispetto ai quali il ricorrente si era volontariamente assunto la custodia».
Dai cibo ad un randagio? Cassazione. Sei un responsabile delle sue azioni

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