Agenpress – Il circo con animali è in estrema difficoltà: lo testimonia una recente indagine svolta dal Censis, il Centro Studi Investimenti Sociali, che per la prima volta ha raccolto e analizzato i dati economici e le stime disponibili su questo comparto, riferiti agli ultimi anni e aggiornati al gennaio 2017. A illustrare l’analisi questa mattina sono intervenuti: Giorgio De Rita, Segretario Generale Censis; Sergio Vistarini, Ricercatore Censis; Gaia Angelini, Campaigner LAV animali esotici; Roberto Bennati, Vicepresidente LAV; Fabrizio Gavrosto, Direttore artistico del Festival Mirabilia di Circo Contemporaneo.

L’indagine è stata commissionata dalla LAV, in vista dell’auspicata approvazione della riforma sullo spettacolo dal vivo contenuta nel Disegno di Legge 2287-bis del Governo. Questo Disegno di Legge prevede la graduale dimissione degli animali dai circhi ed è attualmente all’esame della Commissione Cultura del Senato, alla quale il prossimo 23 febbraio la LAV presenterà l’Indagine realizzata dall’Istituto di Ricerca Censis. Il settore è attualmente disciplinato da una normativa che risale al 1968, ormai non più in linea con il contesto socio-culturale attuale, che ha maturato una crescente sensibilità verso gli animali.

Il rapporto Censis: principali evidenze a sostegno del progetto di riforma

Nota: l’elenco che segue è una sintesi esemplificativa. Per una descrizione puntuale si rimanda all’Infografica e al Rapporto integrale consultabili sotto l’articolo.

– Cittadini più sensibili: spettacoli e pubblico in diminuzione, si afferma il Circo Contemporaneo

– Contributi pubblici in calo, maggiori assegnazioni alle nuove forme artistiche che non utilizzano animali.

– Molte stime, poche certezze su numero e tipologia di circhi operanti in Italia: settore “liquido” e mutevole.

– 2.000 animali detenuti nei circhi Italiani (stima LAV del 2010): dalle tigri ai rettili, dagli elefanti ai volatili, numeri in possibile crescita.

– Ricollocare gli animali potenzialmente “dismessi”, è un’azione necessaria e un costo minore, rispetto agli attuali costi pubblici e privati del “sistema” circo con animali.

– L’impegno per la riconversione dei circhi in spettacoli senza animali potrebbe essere sostenuto attraverso l’accesso a fonti di finanziamento esterne, alcune delle quali già disponibili e immediatamente attivabili.

– Sempre più Paesi in UE e nel mondo vietano o limitano l’utilizzo di animali negli spettacoli: l’Italia è ferma a una legge del 1968 rispetto alla quale è chiamata ad emanciparsi.

In sostanza, rileva il Censis, Il settore circense ha subito un calo tra il 2010 e il 2015 che ha riguardato sia il numero di spettacoli rappresentati (-11%, più sensibile al Centro: -29%), sia il numero di spettatori (-5%, in particolare nel Nord-Est: -42%). Sono diminuiti del 9% anche i contributi destinati alle attività circensi dal Fondo unico per lo spettacolo. Si sono quasi dimezzati i contributi a favore dei circhi con animali (-46%) e si sono azzerati i finanziamenti relativi ai nuovi investimenti. La spesa al botteghino è aumentata del 21% a livello nazionale, ma solo grazie al volano di Expo 2015, che con Le Cirque du soleil ha influito sull’aumento dei ricavi al Nord-Ovest, mentre sono diminuiti in tutte le altre aree geografiche.

L’Italia al momento non è dotata, né a livello nazionale né a livello locale, di una normativa che regolamenti l’utilizzo degli animali nei circhi. Su 53 Paesi europei ed extraeuropei esaminati, solo 5 non hanno ancora alcun tipo di legislazione riguardante l’impiego di animali nei circhi. In Europa, Bosnia e Herzegovina, Cipro, Grecia, Lettonia e Malta hanno vietato l’uso di tutti gli animali nei circhi (Bolivia e Honduras nel resto del mondo). Belgio, Croazia, Olanda, Slovenia, Norvegia e Serbia impediscono l’uso dei soli animali selvatici (nel mondo, la stessa restrizione è prevista in Costa Rica, Nicaragua, Paraguay, Perù, Colombia, El Salvador, Messico, Iran, Israele e Singapore). Estonia, Finlandia, Polonia vietano l’uso di animali catturati in natura (lo stesso per l’Ecuador). Altri Paesi prevedono restrizioni a seconda delle specie animali, mentre in alcuni la decisione di divieto avviene solo a livello locale. (nelcuore.org)

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