Agenpress –   Essere considerati, purtroppo, animali “da macello” non autorizza nessuno ad infliggere maltrattamenti: questa la morale della storica condanna a due anni di reclusione inflitta oggi dal Tribunale di Brescia, in primo grado, a uno dei due Medici Veterinari Asl che operavano nel Macello Italcarni di Ghedi (Brescia), per il reato di maltrattamento di animali. Un altro veterinario pubblico è stato condannato a un anno e sei mesi per minacce alla collega medico veterinario che ha dato il via all’inchiesta (art. 336 c.p.), nonché per falso, perché attestava falsamente le visite.

La LAV ricorda che questa complessa vicenda giudiziaria ha già portato alla condanna dell’ex Amministratore del macello, che ha patteggiato una condanna a due anni e otto mesi. Patteggiamento anche per tre suoi dipendenti: uno a un anno e dieci mesi e due di loro un anno e otto mesi.

“Finalmente lo scandalo del macello Italcarni fa i conti con la giustizia – commenta la LAV, parte civile nel processo, assistita dall’Avv. Carla Campanaro – Una condanna clamorosa, con risvolti che riguardano tutta la collettività: animali in gravissime condizioni, non più in grado di reggersi sulle zampe che, anziché essere abbattuti in allevamento come prevedono le norme senza sottoporli a tali sofferenze, venivano scaricati e spinti con trattori o muletti, trascinati con catene pur di farli macellare comunque. Ebbene, i consumatori di carne devono essere consapevoli del trattamento riservato agli animali destinati al macello. Ci auguriamo che questa condanna porti alla chiusura del macello Italcarni, passibile, alla luce di questa condanna, di chiusura per omesso controllo da parte della Asl di Brescia: un atto dovuto, richiesto e previsto dalla regolamentazione sui controlli veterinari.”

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