Agenpress. I pastori che il 18 luglio 2014 uccisero a bastonate il loro cane Moro, l’hanno fatto “in stato di necessità” e quindi non possono essere puniti.
Questa, in estrema sintesi, la motivazione della sentenza pronunciata il 23 dicembre scorso dal Tribunale di Brescia nei confronti dei due pastori accusati di uccisione di animale con crudeltà e senza necessità.
L’art.544 bis del codice penale, spiega il giudice nel motivare la sentenza, “mira a sanzionare quei comportamenti in cui l’uccisione dell’animale soddisfa impulsi malvagi dell’autore del delitto o, comunque, casi in cui la stessa uccisione sia stata gratuita in quanto non giustificata da ragioni tutelate ovvero tollerate dall’ordinamento”.
Il brutale animalicidio di Breno non rientrerebbe in tale casistica, secondo il magistrato, perché “la dinamica dei fatti è stata spiegata in modo congruo” da uno degli imputati. Giacomo Romelli, “sia nell’immediatezza dei fatti sia in sede dibattimentale”, avrebbe offerto “giustificazione genuina e immediata” del fatto, per cui la condotta degli accusati “deve ritenersi diametralmente opposta a quella sanzionata dall’art.544 del codice penale”.
Il giudice ha infatti ritenuto plausibile la ricostruzione del Romelli: accortosi che il cane Moro stava aggredendo il figlio dodicenne, l’imputato si era precipitato sull’animale per afferrarlo al collare ed era stato a sua volta aggredito e morsicato. Decideva quindi “di porre termine alla duplice aggressione del cane con gi unici mezzi a sua disposizione e di pronta reperibilità e quindi di colpire l’animale con il bastone utilizzato per governare il bestiame e con una pietra rinvenuta in loco”. La versione, si legge nelle motivazioni, è confermata da un testimone ed appare “confortata” dai fotogrammi scattati da un passante, peraltro rimasto anonimo, e pubblicati da “Bresciaoggi”.
Il fatto che i colpi siano caduti sul cane anche quando l’animale non era più in grado di recare danni, sottolinea il magistrato, non prova la crudeltà. Al massimo, nella “concitazione” del momento, “un eccesso colposo “ a fronte di “grave rischio per l’incolumità” delle persone, se non, addirittura, l’intenzione di evitare al cane ulteriori, “inutili sofferenze”.
Il pm sta valutando l’opportunità di presentare appello.