Agenpress – Molto spesso ci si ferma a pensare solamente al momento della Corrida e della sua crudeltà, ma raramente ci si ferma a pensare come può essere la vita di un toro. Se andate in Spagna, sappiate, per chi non lo sapesse, che quando comprate un biglietto per la corrida pagate solamente per vedere la tortura e la morte. Glianimalisti spagnoli continuano da anni a lanciare appelli a tutta Europa, affinché venga abolito quello spettacolo che anche il giornale “El Pais” ha condannato definendolo “per cafoni e sottosviluppati”. Da svariati mesi anche Io, con la petizione (per firmare la petizione clicca qui) contro la Corrida, che ha superato le 50.000 firme, sto cercando di dar voce alla questione.

E’ giusto che ognuno di noi conosca la verità sulla corrida, tutto quello che non si vede, tutto quello che si nasconde sotto l’ambiente di festa. E opportuno, credo, citare e conoscere il pensiero di un “corridologo”, dei geni in difesa delle tradizioni cruente. “Ciò che rende tragica e bellissima la loro vita (dei tori) è quel destino di morte violenta che li attende: ma è un destino che fa parte del loro patrimonio genetico di animali feroci e da lotta. Non morranno in un sordido macello, intruppati, avviliti, narcotizzati, ma in un duello epico, in una danza tragica e sublime” è una delle affermazioni che ci si trova a leggere da uno di loro.Mi piacerebbe conoscere il quoziente intellettivo di questi geni e di che “carne” si cibano per dire simili atrocità.
 
L’allevamento dei tori sono avviene selettivamente per garantire un sacrificio spettacolare. Nell’allevamento il toro se ne sta docile e sicuro assieme alla sua compagnia. Quando viene separato dagli altri e si ritrova solo, scattano in lui e l’insicurezza e l’istinto di difesa, sentimenti naturali, che scattano dentro ognuno di noi, quindi non belva: insicurezza e paura.
 
Dovete sapere che il toro di conto suo è un animale mansueto; quando entra nell’arena è solamente terrorizzato per le torture subite, perchè prima di entrare: lo torturano. Prima della corrida viene messo in un cassone oscuro e tenuto senza mangiare e senza bere. Viene ripetutamente colpito con sacchetti di sabbia e tavole, in particolare nei suoi occhi , che sono riempiti di vaselina e le zampe cosparse di trementina per impedirgli di stare fermo; alla fine gli viene infilata della stoppia nella gola e nelle narici. Viene sempre drogato. Esistono leggi che impediscono alcune di queste “pratiche” ma vengono sempre violate, come la stessa che impedisce ai minori di quattordici anni di assistere alla corrida. Il toro entra nell’arena con una lama già conficcata nel dorso, con un nastro in cima (solo questo vede lo spettatore), si chiama “coccarda “ e come altre procedure, ha lo scopo di straziare l’animale per farlo apparire feroce. Spero iniziate a domandarvi: la vita di un toro può essere considerata vita?
 
Molti ignorano anche come si svolge una corrida. Il programma inizia con la sfilata nell’arena di tre toreri; ogni torero ucciderà due tori. Dietro i toreri ci sono le squadre: tre banderilleros e due picadores a cavallo; ogni membro della squadra è preordinato per infliggere un tipo specifico di tortura per demolire l’animale, in modo che il torero non corra rischi. Il toro trasportato in un cassone, appena viene fatto uscire corre nell’arena. Due picadores entrano nell’arena a cavallo; uno di loro affonda la lancia nella schiena del toro spingendo con tutta la sua forza, spezzandogli i muscoli del collo e delle delle spalle. I picadores feriscono così il toro due volte ciascuno, fino a che l’animale ha difficoltà ad alzare la testa. Una volta usciti dall’arena i picadores, è il turno degli impavidi banderilleros, ciascuno munito di un paio di arpioni chiamati ipocritamente “banderillas”,cioè piccole bandiere. Sgorga altro sangue che arrossa l’arena. Ora il toro sfinito deve affrontare l’esecuzione.
Il torero deve conficcare la spada in mezzo alle scapole in modo da trapassargli il cuore. Questa spada è lunga un metro. Accade raramente che la morte sia rapida. Dopo vari tentativi la spada colpisce i polmoni e affonda nel corpo del toro che comincia a vomitare sangue: i suoi polmoni ne sono pieni, soffoca e crolla.
 
Per assicurarsi della sua morte un assistente lo accoltella alla base del cranio, per spezzare la colonna vertebrale. E come ultimo segno di disprezzo, tanto per sottolineare la dignità dello spettacolo, il torero ripulisce la daga insanguinata sul pelo del toro; si inchina davanti alla folla, mentre la sua vittima è trascinata via agonizzante da una pariglia di muli. Non si tratta “solo” di animali.Manifestazioni cruente, tradizioni sanguinarie, taurologia all’Università, bambini educati, sin da piccoli alla tortura e al sangue, persone che pagano per assistere ad uno spettacolo di sofferenza e morte,  sono un gravissimo e racapricciante segno di inciviltà.
 
Eppure tutto vive soprattutto grazie ai turisti, col denaro che entra degli spettacoli, ma sopratutto anche con il supporto del Governo Spagnolo attraverso i fondi europei, riescono a mantenere in vita questa assurda e sanguinosa tradizione.  
Claudio Lauretti
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